Julian Rosefeldt | video e film

2 marzo
In occasione della mostra Manifesto di Julian Rosefeldt

La passione per il cinema nasce in Julian Rosefeldt fin da ragazzo, quando frequenta il Museo del Film di Monaco alla scoperta dell’opera di Buñuel, Godard e Antonioni. Da oltre vent’anni lavora con le immagini in movimento e, pur privilegiando la forma installativa, mantiene un’impostazione creativa profondamente cinematografica. In occasione della mostra Manifesto, il Palazzo delle Esposizioni offre l’occasione di approfondire la ricchezza del suo universo visionario, con una selezione di video e film monocanale presentati sul grande schermo della Sala Cinema. Attraverso una messa in scena visivamente ricca, elegante e sapientemente orchestrata, Rosefeldt recupera e stravolge gli stereotipi narrativi dalla storia del cinema e della cultura di massa: contesti western, gangster, noir o distopici si congelano, attraverso il suo sguardo straniato e ironico, in spazi surreali e teatrali, minacciosi e morbosamente claustrofobici, popolati da soggetti intrappolati in rituali quotidiani, che rivelano il lato perturbante e paradossale di esperienze apparentemente familiari.

 

NEWS (estratto 1)

di Julian Rosefeldt / Piero Steinle, 1998, 1 min.

(tratto da una videoinstallazione su 2 canali / installazione sonora su 12 canali, colore, sonoro, formato variabile)

News è stata realizzata da Julian Rosefeldt e dal suo ex partner artistico, Piero Steinle. Dopo un lungo lavoro di ricerca negli archivi dei notiziari delle televisioni tedesche sia pubbliche che private, i due artisti hanno selezionato testi, suoni e gesti dei conduttori dei telegiornali con l’obiettivo di documentare la presenza di schemi ripetitivi nell’uso del linguaggio e delle immagini. L’opera dimostra come persino i notiziari, che si presume presentino una verità obiettiva, offrano una versione della realtà costruita in modo soggettivo. Paragonate ai più moderni mezzi d’informazione digitali, questo tipo di trasmissioni appare piuttosto datato. News quindi può essere visto come un “requiem multimediale, il canto del cigno di una forma di notiziario destinata a scomparire”.

 

Meine Kunst kriegt hier zu fressen – Hommage à Max Beckmann (estratti 2 e 3)

di Julian Rosefeldt / Piero Steinle, 2002, 5 min.

(tratti da una videoinstallazione su 4 canali, DVD, rapporto 4:3)

Julian Rosefeldt e Piero Steinle hanno creato Meine Kunst kriegt hier zu fressen – Hommage à Max Beckmann in occasione della mostra “Max Beckmann, un peintre dans l’histoire” allestita al Centre Georges Pompidou di Parigi. Rendendo omaggio all’artista tedesco a lungo sottovalutato, soprattutto in Francia, la videoinstallazione offre un accesso emotivo al percorso biografico di Beckmann. Benché basati su materiale d’archivio, i video sono imperniati su un approccio associativo piuttosto che documentaristico per presentare una combinazione di episodi della vita del pittore tedesco.
 

Trilogy of Failure (Parte 2) - Stunned Man

di Julian Rosefeldt, 2004, 32 min

(film installazione su 2 canali, colore, sonoro, girato in Super 16 mm, rapporto 16:9)

Stunned Man fa parte della Trilogy of Failure che, attraverso tre diverse ambientazioni, ci offre una rappresentazione del nostro inutile coinvolgimento con i rituali di ogni giorno. In ciascun episodio il protagonista è intrappolato in un microcosmo che evoca un senso di claustrofobia spaziale e mentale. Per reagire a questa situazione disperata, il personaggio si impegna in un’attività ripetuta, una fatica di Sisifo che non lo conduce da nessuna parte e non produce nulla. I motivi dello sforzo perpetuo e del costante fallimento trovano l’equivalente nella struttura ripetitiva del loop. Le scene sono allegorie dei nostri tentativi frenetici, e in ultima analisi inutili, di sfuggire alle regole, alle limitazioni, alle strutture e ai rituali che definiscono la nostra esistenza.

 

Lonely Planet

di Julian Rosefeldt, 2006, 16 min.

(film su 1 canale, colore, sonoro, girato in Super 35 mm, rapporto 2,35:1)

Lonely Planet mette in scena lo stereotipo del turista occidentale che visita l’India con zaino e sacco a pelo, raccontando la sua odissea in un mondo in cui realtà e finzione si mescolano continuamente. Il viaggio lo conduce dagli scenari idealizzati agli slum di Bombay, dove assistiamo a un improvviso spostamento dalla narrazione fittizia alla realtà di un set cinematografico: il turista in effetti è un attore circondato da macchine da presa e riflettori; la sporca metropoli cede il posto all’atmosfera artificiale e illusoria di un set; questa India che presumevamo autentica si trasforma in una scena di Bollywood. Alla fine il protagonista riesce a fuggire nel vuoto sacro del deserto, ma quello è solo l’inizio di una nuova dissoluzione dell’io.

 

Deep Gold

di Julian Rosefeldt, 2013/2014, 18 min.

(film su 1 canale, b/n, sonoro, girato in HD, rapporto 16:9)

Deep Gold fa parte dell’antologia The Scorpion’s Sting ideata dal duo artistico M+M. Sei tra artisti e collettivi d’arte sono stati invitati a lavorare ispirandosi a L’Âge d'Or, il film rivoluzionario e per l’epoca scandaloso diretto da Luis Buñuel. L’opera di Rosefeldt è una rilettura grottesca dell’Età dell’oro, concepita come aggiunta fittizia al film originale del regista spagnolo, che ritrae un mondo dominato dalla lussuria e dal desiderio in cui un debole protagonista maschile è sopraffatto dall’onnipresente sessualità femminile. L’uomo simboleggia la società moderna oppressa dalle convenzioni contro cui si scagliava Buñuel all’inizio del Novecento.

 

The Swap

di Julian Rosefeldt, 2015, 16 min.

(film su 1 canale, colore, stereo, girato in HD, rapporto 1,85:1)

A prima vista, The Swap sembra voler parodiare una delle situazioni classiche dei film di genere gangster incentrati su loschi affari segreti, ma la manipolazione di Rosefeldt proietta la scena nella realtà contemporanea. Due bande criminali rivali raggiungono in auto un terminal container deserto per quello che dovrebbe essere un tipico scambio di merci nascoste. Giubbotti di pelle, armi in pugno, Rosefeldt gioca ancora una volta con le aspettative e gli stereotipi dell’osservatore, attirandolo con elementi familiari, fino a quando un colpo di scena imprevedibile mette in discussione le sue percezioni, portando all’estremo aspetti apparentemente minori del comportamento dei personaggi.

 

In the Land of Drought

di Julian Rosefeldt, 2015/2017, 43 min.

(film su 1 canale, colore, sonoro, girato in HD, rapporto 2,35:1)

In the Land of Drought affronta il tema dell’impatto dell’uomo sul pianeta. Ambientato in un futuro immaginario, il film getta uno sguardo sul post Antropocene e su ciò che l’influenza dell’uomo ha prodotto sulla Terra. Un esercito di scienziati sembra studiare i resti archeologici di una civiltà all’indomani della sua estinzione provocata proprio dall’uomo. Girate interamente con un drone e accompagnate soltanto dal rumore degli agenti atmosferici e da un ronzio persistente, le immagini di Rosefeldt indugiano in modo pensoso sui paesaggi desolati e sulle rovine. Oltre a evocare un senso di sorveglianza, la visuale dall’alto stravolge la prospettiva, frapponendo una distanza inquietante tra le immagini e l’osservatore.

Informazioni

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. I posti verranno assegnati a partire da un’ora prima dell’inizio di ogni proiezione. Possibilità di prenotare riservata ai soli possessori della membership card. L’ingresso non sarà consentito a evento iniziato.

Sala Cinema

Scalinata di via Milano 9a