Jim Dine - A Shining Bed

Nell’inverno del 1960 feci un’altra performance nel nuovo spazio della Reuben Gallery, intitolata A Shining Bed. Ero Babbo Natale, stavo sdraiato in un letto, al buio, ed emettevo suoni primitivi.  Poi le luci di alzavano gradualmente e sedevo sul letto. C’erano delle specie di candele ai piedi del letto, ma in realtà erano fogli di alluminio. C’era anche una ciotola con della farina e dell’acqua, con cui tentavo di modellare qualcosa da mettere sopra le candele. Emettevo suoni primitivi ed ero Babbo Natale. Il pubblico stava seduto tutto intorno al letto e c’era un crescendo, un crescendo molto intenso. Ero coperto da un lenzuolo di plastica e a un certo punto mi alzavo e inscenavo una sorta di masturbazione. Il suono si intensificava, finché finalmente le luci si spegnevano. Allora cominciava un coro di Giovanni Pierluigi da Palestrina, un disco a 33 giri che facevo girare a 78 giri, facendolo suonare come i Chipmunks [nel parlato americano è la voce accelerata artificialmente, dal gruppo Alvin and the Chipmunks]. Alla fine, sparivo dal letto e al mio posto compariva un bambolotto che avevo dipinto d’oro. E questa era la fine di A Shining Bed.