Autobiografia

Da "Dieter Kopp, Dichiarazione. 30 dipinti e un testo", stampato in proprio dall'autore, Roma s.d. [1981]

Sono nato nel 1939 nell'Alta Baviera. Ho frequentato le scuole fino a quindici anni, quando, per completa incapacità d'applicarmi, o forse per stupidità profonda, sono stato costretto ad andarmene via.

Dopo tre anni di apprendistato come mosaicista e un anno all'Accademia di Belle Arti di Monaco ho abbandonato la Germania nel '58 senza farvi quasi mai ritorno. Nell'anno di Accademia mi resi conto che dell'insegnamento si erano oramai impossessati gli stessi principi contro i quali l'arte moderna aveva avuto il suo inizio.

Senza smettere di amare i maestri dell'Ottocento e del Novecento mi sono rivolto a quelle espressioni per le quali «il comune senso corrente» non provava alcun interesse.

Ho vissuto a Parigi e ho frequentato assiduamente i musei, i luoghi sicuramente più meravigliosi che ci siano sulla terra.

Ho dipinto quadri nebulosi che solo pian piano andavano acquistando parvenze concrete. L'ultima tela cominciata prima di lasciare la Francia e terminata poi a Firenze, è una sorta di concerto campestre che, anche se assomigliava a Tiziano e Giorgione, non aveva, naturalmente, nessuna delle loro qualità. Nel suo aspetto ridicolmente ingenuo mi fa ora pensare alle allegorie delle stagioni che Cézanne aveva dipinto nella sua adolescenza. Essendomi reso conto della incapacità di dar forma alla mia visione, abbandonai il dipingere e mi misi a disegnare, come si suol dire, dal vero. Coincide con la venuta a Roma il principio di una nuova maniera e il piccolo albero di pino, è il primo risultato.