Le sezioni della mostra

Natura del mito
"Il lontano e fresco soffio della mitologia, gl'immensi mascheroni delle divinità olimpiche che guardano senza vedere di là dagli orizzonti e dalle costruzioni degli uomini, con quello sguardo dolcemente ed ineffabilmente losco, con lo sguardo di chi sa che non c'è nulla da sapere"
Giorgio de Chirico

In questa prima sezione, vengono accostati quei dipinti in cui la Natura, trasfigurata in chiave mitica, è intesa come scenario di archetipi universali. 
Le figure evocate nei dipinti di questa sezione, siano mitologiche (I Centauri; Apollo; Minerva; Esculapio; Orfeo; Arianna), bibliche (Il figliol prodigo) o storico-leggendarie (Lucrezia) sono trasformate in simboli della cultura intesa come grande forza civilizzatrice, vittoriosa sul disordine apparente della natura.

Natura dell'ombra
"Il paesaggio, chiuso nell'arcata del portico, come nel quadrato o nel rettangolo della finestra, acquista maggiore valore metafisico, poiché si solidifica e viene isolato dallo spazio che lo circonda. L'architettura completa la natura. Fu questo un progresso dell'intelletto umano nel campo delle scoperte metafisiche."
Giorgio de Chirico

Lo spazio urbano, nella pittura di de Chirico, è determinato - con uguale peso - tanto dai volumi architettonici raffigurati, quanto dalle ombre rigide e irreali che presenze architettoniche esterne all'inquadratura proiettano sul suolo, raffigurato come puro piano geometrico. L'artista si fa anticipatore di audaci sperimentazioni costruttive, straordinario architetto di città allucinate e assurde. L'architettura inventata di de Chirico definisce anche uno spazio dell'assenza, un luogo puramente mentale in cui la Natura è relegata in un 'altrove' metafisico che non si rivela mai.

Natura da camera
"La mia camera è un bellissimo vascello ove posso fare viaggi avventurosi degni di un esploratore testardo."
Giorgio de Chirico

Anche lo spazio ovvio di una stanza offre nuove possibili visioni. In questa sezione appare quello speciale cortocircuito che l'artista provoca nello sguardo dello spettatore, mescolando le carte tra lo spazio naturale e quello costruito. Presenze inanimate ma famigliari della vita quotidiana, quali poltrone e armadi, sono dislocati sotto il cielo aperto in scenari naturali mitici e primordiali dove sorgono come apparizioni dalle valenze quasi sacre. All'inverso, in altre composizioni, rocce, alberi, corsi d'acqua vengono addomesticati ad absurdum dentro una stanza, generando vertigine psicologica e senso di straniamento.


Anti-natura
"Sopprimere completamente l'uomo quale guida o come mezzo per esprimere dei simboli, delle sensazioni, dei pensieri, liberare la pittura, una volta per tutte dall'antropomorfismo che soffoca la scultura. Vedere ogni cosa, anche l'uomo, nella sua qualità di  cosa. "
Giorgio de Chirico

Qui l'ambivalenza tra naturale e artificiale si sposta da strutture inanimate alla figura umana. Prodotto di un mondo segnato dalla corsa tecnologica, anche il corpo dell'uomo tende a diventare un oggetto dall'identità problematica, oscillante, un organismo intermedio, la cui ambiguità è rivelata dall'artista attraverso i suoi celebri automi: manichini, pensatori, archeologi ovvero entità anti-naturali che ci parlano del nostro modo di essere al mondo, della nostra natura ibrida di macchine pensanti e senzienti.


Natura delle cose
"Ma noi che conosciamo i segni dell'alfabeto metafisico sappiamo quali gioie e quali dolori si racchiudono entro un portico, l'angolo di una strada o ancora in una stanza, sulla superficie di un tavolo, tra i fianchi di una scatola (...). La coscienza assoluta dello spazio che deve occupare un oggetto in un quadro e dello spazio che divide gli oggetti tra loro stabilisce una nuova astronomia delle cose"
Giorgio de Chirico

Proseguiamo con gli Interni Metafisici in una sorta di progressiva "discesa all'interno" entro scatole cinesi di stanze nelle stanze, quadri nei quadri, in una successione potenzialmente infinita che riflette gli enigmi delle cose e il mistero dello spazio e del tempo. Elaborati assemblaggi geometrici assurgono al valore di totem contemporanei: trofei, marchingegni, giocattoli di cui Giorgio de Chirico è mirabile inventore.

Natura aperta
"Una volta (...) mi trovavo in una casa ove il pavimento era stato molto lucidato con la cera. Guardai un signore che camminava davanti a me e le di cui gambe riflettevano nel pavimento. Ebbi l'impressione che egli potesse affondare in quel pavimento, come in una piscina, che vi potesse muoversi e anche nuotare. Così immaginai delle strane piscine con uomini immersi in quella specie di acqua-parquet, che stavano fermi, e si muovevano, ed a volte si fermavano per conversare con altri uomini che stavano fuori della piscina pavimento."
Giorgio de Chirico

"Natura aperta", ovvero squadernata nei suoi elementi primordiali. I materiali costitutivi della natura e le regole che li governano sono smontati, riorganizzati e rifondati attraverso l'arte di de Chirico. Trasformando l'acqua in acqua-parquet, i Bagni misteriosi pongono l'attenzione sul mistero dell'elemento fisico. Mentre il Sole sul cavalletto, 1973, canta la misura dell'Universo e la metamorfosi dell'energia, La Surprise, 1914, rimodella gli elementi primari della realtà: aria, fuoco, terra e acqua in una nuova 'ricetta' della materia del mondo.


Natura viva
"Questo desiderio di essere vicino alla natura è evidentemente provocato nell'uomo da ricordi (...). Forse questi ricordi risalgono a quei tempi oscuri in cui l'uomo, quasi animale, era più felice nella sua vita primitiva, completamente legata alla natura. Oppure i suoi ricordi risalgono ancora più lontano e l'uomo rammenta oscuramente il Paradiso Terrestre, ch'egli ha perduto (...). O forse ancora il presentimento di un paradiso futuro spinge l'uomo verso la natura (...) che si presenta allo spirito dell'uomo, a traverso presentimenti o ricordi, buona, bella, perfetta, misericordiosa."
Giorgio de Chirico

In quest'ultima sezione, viene affrontato un tema caro a de Chirico, quello dell'arte che 'vivifica' - in senso letterale - la natura. Il genere pittorico tradizionalmente noto come "natura morta" viene ripreso e, nel mutare di nome in "vita silente" si carica della vitalità primigenia della natura, che restituisce in quanto forza creatrice.
La vita interna dell'oggetto, la sua vita silente, magnificata dall'artista, si risveglia ed entrando in relazione dinamica con il paesaggio in cui è inserita, diventa soglia tra mondo reale e mondo metafisico.