Jim Dine - Natural History

Non feci più performance per un certo periodo. Non so, voltai le spalle a quel mondo delle performance, volevo impegnarmi nel mio lavoro di pittore e di scultore. Avrei potuto fare tutto, ma sarebbe stato solo frutto di una nevrosi. Ma nel 1965 un uomo di nome Alan Solomon, che era uno storico dell’arte e critico, decise di fare qualcosa che mi sembra si chiamasse Theatre Rallyil New York Theatre Rally. Aveva affittato uno studio televisivo vuoto nell’Upper West Side. Tutte le sedie erano state tolte ricavando un enorme spazio. In questa rassegna si tennero delle performance di danza. Oldenburg fece qualche cosa in una piscina che non era lì dentro, ma nelle vicinanze, Rauschenberg realizzò un balletto con alcuni danzatori della compagnia di Merce Cunningham e altre persone, Robert Morris fece una pièce con Carolee Schneemann ispirata alla Maja desnuda di Goya. La mia pièce s’intitolava Natural History, poi tra parentesi The Dreams. Ero nel pieno del mio percorso di psicanalisi e per un intero anno avevo trascritto i miei sogni. Li avevo rielaborati fino a quanto non erano diventati semplicemente un testo, che ho registrato e che durava trenta minuti. In scena, mentre il registratore andava, io non facevo niente se non stare seduto su una sedia di Le Corbusier a fumare per tutta la durata della performance. Nel frattempo, alcune persone eseguivano diversi lavori, cucinavano, cucivano, tagliavano tubi  

In ogni caso, non è stato un grande successo. Qualcuno ha detto che era un po’ troppo “serio”, che significa noioso. Penso che quel progetto non si sarebbe dovuto fare; sarebbero dovuti rimanere semplicemente i miei sogni e avrei dovuto pubblicarli in un piccolo pamphlet perché quelli erano piuttosto interessanti. Quella è stata l’ultima volta che ho realizzato una performance. È andata così, per me era finita. Non me ne sono mai pentito, il mondo è andato avanti. 

Carolee Schneemann, in una nota su questo lavoro, ha scritto: “[Jim Dine] è stato il primo a usare in maniera esplicita materiali personali, le sue registrazioni psicanalitiche, esponendosi senza censura […] solo una voce nel buio. Il pubblico non apprezzò tanta attualità! Per me è stata invece una svolta cruciale. Si era spogliato di tutto per mettere a nudo il desiderio, la rabbia, la vita vera. Il pubblico non l’ha accettato o non l’ha capito [More Than Meat Joy, in Mariellen R. Sandford (a cura di), Happenings and other acts, Routledge, London-New York, 1995, p. 250].