Jim Dine - Solo Exhibition, Reuben Gallery

Nella primavera del 1960 ho avuto una personale alla Reuben Gallery. Non era una cooperativa, ma una galleria downtown diretta da una donna che si chiamava Anita Rubin. George Segal ha esposto lì, io ho esposto lì, Oldenburg ha esposto lì, Red Grooms ha esposto lì.  

La mia mostra venne recensita da “Art News”. Irving Sandler, il critico, visitò il mio studio, che era anche il mio appartamento, e scrisse della mostra, poi venne all’inaugurazione e mi disse “ma Jim non c’è nessuno dei dipinti di cui ho parlato nella mia recensione” e io gli risposi “lo so, li ho distrutti e ho fatto una mostra completamente nuova la settimana scorsa”. 

Così funzionavano le cose allora, potevi fare quello che volevi, significava essere vivi e giovani.  

Allora, ho avuto questa grande mostra alla Reuben Gallery, dove c’erano opere che avevano a che fare con le prime canzoni rock’n roll e con una pittura fatta con gli stracci e con la roba che trovavo per strada. E per strada avevo trovato un materasso e una rete a molle e su quella avevo dipinto.  

All’inaugurazione ero ubriaco e infatti c’è una foto dove sono sdraiato sul pavimento della galleria. 

Nella foto si vede anche la rete a molle del letto che quella stessa notte regalai ad Allan Kaprow, il creatore degli happening. Lui l’ha tenuta per molti anni e poi l’ha venduta al Guggenheim, dove ancora oggi si trova. Si tratta di un’opera molto fragile, non per la rete ma per il giornale e per i vestiti femminili che ho usato, sono gli abiti di mia moglie, li ho strappati e ne ho fatto un collage.