introduzione alla mostra

"Un'arte comprensibile per le masse"  (Lenin)

 

 All'indomani della rivoluzione che li portò al potere, i bolscevichi prestarono tempestiva attenzione al tema della cultura, istituendo - il giorno successivo al colpo di stato del 25 ottobre 1917 - il Commissariato del Popolo per l'Istruzione (Narkompros). Alla sua guida si insediò Anatolij Lunačarskij, un rivoluzionario che ai temi dell'arte aveva già dedicato diversi scritti teorici e che si rivelerà determinante per la nascita del Realismo socialista, il programma estetico-filosofico che avrebbe caratterizzato l'arte dell'Unione Sovietica per un intero cinquantennio.

Col divampare della guerra civile tra Rossi e Bianchi (1918-21), Lunačarskij lanciò un appello agli artisti per il sostegno al nuovo governo. A rispondere furono soprattutto esponenti dell'avanguardia prerivoluzionaria, tra cui gli artisti Vladimir Tatlin, Kazimir Malevič, Vasilij Kandinskij, il poeta Majakovskij, il critico Nikolaj Punin. Nel triennio della guerra civile, a dominare il dibattito furono le idee radicali del fronte di sinistra il quale immaginava la nuova arte sovietica come rottura totale con il passato.

Il pensiero estetico di Lunačarski affondava le sue radici nella filosofia dell'empirio-criticismo, teorizzata sullo scorcio del XIX secolo da Ernst Mach e Richard Avenarius. Sulla base del loro pensiero, Lunačarskij mise a punto un'estetica secondo cui l'arte doveva agire sullo spettatore tramite un effetto biologico diretto: colori vivaci, ritmi serrati, l'immagine di un corpo prestante o un volto sorridente erano visti come stimoli bio-meccanici migliorativi della vita dell'uomo.

Lunačarskij, tuttavia,  integrò ulteriormente questa miscela teorica con il proprio ideale socialista, ritenendo che un'arte "attiva" avrebbe contribuito alla costruzione di mondo migliore. L'arte del futuro, realista e idealista insieme, avrebbe trasformato la società e generato il perfetto Uomo nuovo.

Lenin avversò duramente l'empirio-criticismo e la sua visione estetica fu piuttosto improntata al pragmatismo. Auspicò "un'arte comprensibile per le masse" contro gli eccessi formalistici dell'astrazione futurista, riconobbe il cinema come forma d'arte guida e avviò una vasta campagna di reclutamento di artisti "antifuturisti affidabili".

Nonostante i tentativi di Lenin di porre le istituzioni artistiche sotto il controllo del partito, le condizioni di pace relativa e di tolleranza economica generate nel '21 dall'avvio della Nuova Politica Economica (NEP) permisero a Lunačarskij di avviare una politica di pluralismo culturale e di sostegno pratico a una quantità di gruppi artistici diversi. Lev Trotskij e Nikolaj Bucharin, i due leader maggiormente interessati all'arte, sostennero il pluralismo artistico nel rispetto dell'intelligencija prerivoluzionaria, comprese le avanguardie. Ciò nonostante, anche loro, come Lunačarskij, immaginarono che la nuova arte dello stato sovietico sarebbe stata in un modo o nell'altro "realistica".